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Regione Piemonte

Scheda Territoriale

Scheda Territoriale del Comune di Salmour


fonte: Regione Piemonte – Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte, Francesco Panero 1996

Sezioni

Il nome Salmour («Sarmatorium») sarebbe riconducibile alla presenza di una colonia di Sarmati, che però la Notitia dignitatum utriusque Imperii del 407 attribuisce a Pollentia; non sembra tuttavia da rigettarsi l'ipotesi di una migrazione da Pollentia al territorio di Augusta Bagiennorum. L'erudizione locale fa costante riferimento al ritrovamento di un'epigrafe - oggi scomparsa - alla cascina S. Andrea nel territorio di Salmour, in cui si sarebbe letto «PRAEF[ECTUS] [SARMA]TUM» (Dalpozzo 1972). Questa tradizione viene poi suffragata dalla persistenza del toponimo e idronimo «Sarmassa», la cui origine però potrebbe anche essere diversa (ossia terreno salmastro o acquitrinoso).
Nel secolo XIII è attestata nel territorio di Salmour la presenza di una «Rocca Corvera» o «Rocha Graphii» (dal nome del possessore, Grafio Pallio di Alba), che va presumibilmente ubicata lungo il corso della Stura di Demonte, nei pressi della Cascina Rocca, a nord-ovest di Salmour.
Un altro toponimo, «Castelmano» (o «Castelmagno»), attestato a partire dal secolo XV, è ancora localizzabile nel Catasto francese (AST, Camera dei Conti) nella cascina omonima posta a sud della Cascina Gallo, oggi Cascina Gaballeona, ad est del Rio Ghidone, al confine col territorio di Bene Vagienna.

Già soggetta alla diocesi di Asti, passa dal 1388 o, più probabilmente, dal 1436 alla diocesi di Mondovì.

La chiesa di S. Pietro di Sarmatorio dipendeva dalla pieve di S. Maria di Bene Vagienna.

Nel territorio di Salmour sorgevano il priorato di S. Andrea (attestato dal 1203 e soppresso nel 1774), dipendente da S. Benigno di Fruttuaria e il priorato di S. Pietro, dipendente dall'abbazia di S. Pietro di Savigliano (Conterno 1988, pp. 9-55).

La comunità dipende nel sec. X dal vescovo di Asti (I diplomi di Ludovico III e di Rodolfo II, pp. 38 sgg., doc. XIII [18 giugno 901]) e poi da Alineo, i cui figli daranno origine alla dinastia dei de Sarmatorio, che esercitarono la giurisdizione in loco. Nel sec. XIII la comunità si trasferisce in parte nella villanova di Fossano, ma intanto si definisce un territorio comunale, più ristretto dell'antica circoscrizione di castello. Pur amministrando già nel Duecento beni di uso comune, è solo dal Cinquecento che la comunità appare attiva nel difendere i propri diritti.

Già appartenente al municipium di Augusta Bagiennorum, in età postcarolingia Sarmatoriurn fa parte del comitato di Bredulo, controllato dai vescovi di Asti. Dal secolo XI Salmour è soggetta alla famiglia de Sarmatorio, unita da vincoli clientelari e poi feudali, all'episcopato astese.

Dopo il declino della famiglia signorile de Sarmatorio, in età angioina il castello  viene infeudato ai Bolleri, i quali nel 1535 cedettero una parte della giurisdizione a Giovanni Antonio Cappone e un'altra parte al protomedico di corte Antonio Tesauro nel 1556, conservando alcuni diritti fino al 1563. Effettivamente fin dal 1556 Antonio Tesauro faceva omaggio per l'investitura di una parte del feudo di Salmour e nel 1594 il vassallo Alessandro Tesauro era investito di parte della decima nello stesso territorio. Nel 1603 consegnava beni feudali ed enfiteutici a Salmour e a Castelmano il conte Vittorio Amedeo Gabaleone. Nel 1653 muore il conte Alessandro Francesco Tesauro «senza successori capaci» e per difetto di investitura il feudo viene devoluto ai Savoia (AST, Camera dei Conti, Atti per feudi, vol.  649; Indice dei feudi, vol. 352; Consegnamenti, vol. 423).
I Gabaleone di Andezeno sono gli unici signori di Salmour, Rocca Corvera e Castelmano dalla seconda metà del Seicento sino alla fine del Settecento; hanno giurisdizione a titolo di feudo sul territorio, riscuotono parte della decima del grano e del vino di cui sono investiti dalla chiesa d'Asti.

Il territorio comunale, che è compreso dapprima nella circoscrizione provinciale di Mondovì e poi in quella di Fossano, si consolida nel corso del Settecento, quando accanto alle esigenze dei vassalli, si affermano anche quelle della comunità.

Dopo la fondazione della villanova di Fossano, nel 1236, una parte del territorio del castello di Salmour viene scorporato e aggregato a quello della villanova, dove sono emigrate molte famiglie del nostro insediamento. Un'altra porzione di territorio fu separata dal nucleo originario durante la dominazione angioina e verrà annessa al territorio di Bene. Alla fine dei contrasti territoriali con Fossano, all'inizio del secolo XIV si definì l'attuale territorio di Salmour, che tuttavia è difficile raffrontare con quello appena delineato nel documento del 901.

Le comunanze cedute alla villanova di Fossano intorno al 1236, sono in parte recuperate sia attraverso la facoltà degli abitanti di Salmour - insediati però in un villaggio diverso dalla «villa vecchia», che nel consegnamento del 1612 è definita «villa di Salmor rovinata con suoi giardini» - di far pascolare il bestiame nella regione Pianbosco (dopo il 1236 appartenente al comune di Fossano), sia attraverso la costituzione di terre comuni nelle regioni Caretto e Bicocca.
La comunità nel 1715 consegna al fisco sabaudo «montagne e pascoli» distribuiti in diverse zone del territorio di Salmour e nel 1720 paga un canone enfiteutico per «beni annessi al feudo di Fossano» (AST, Camera dei Conti, II archiviazione, II, registro 40, Provincia di Fossano, f. 140 [2 settembre 1720]).
All'inizio del Novecento i beni comunali sono ubicati, oltre che nel concentrico, nelle seguenti località prediali: Sotto Rocche, Giare Stura (insieme con Cervere), Canera di S. Antonio, Bicocca, Fornace, Canapale, Bricco, Barbacane, Fornaci Madonnine, Canere di Bene Vagienna, Valdichieri, Pian Bosco, Molino, Campo, Chiatto, Sorba, Rio delle Pietre, Rio della Pasca, Riva della Montà, Paralupo (CLUC, Torino).

Tra gli insediamenti abbandonati del territorio, il consegnamento del 1612 ricorda anche «il castello di Corsio, ossia il castelvecchio rovinato con il sitto della villa di Salmor rovinata» e «il castello di Castellano rovinato con suoi fossi». Sembrerebbe invece ancora efficiente - infatti è menzionato nello stesso consegnamento - il castello di Rocca Corvera, che parrebbe distrutto prima del 1703, quando Rocca Corvera è ricordata come località prediale.

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